Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/384

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con gli scavezzacolli; non gitta il suo; è buon putto con ma donna Isabetta, testimonio de la castitá vedovile e madre sua; tratta bene il facchinetto ragazzo a Maria lunga e Maria corta massare; legge i salmi; dá de l’elemosine; digiuna le vigilie; fa la quaresima; ama i parenti, temendo doppo Iddio rottiino marcinone Allegreti, zio vostro e onore de la bontá e de la gentilezza dei sanesi, da la cui cittá traete la nobile origine. E però io, che per la vicinanza de la patria debbo amarvi, v’ho amato, amo e amaro sempre con affezzion paterna; ed è ben ragione, da che séte lo splendore del qual si vanta la toscana onestá. E per tal merito l’inclita imperatrice onorò con magnanimo dono le rime a Sua Maestá intitolate c per voi composte, onde tal favore supli al mancamento de l’ingegno, che, essendo si piccolo, non dovea pigliare si grande impresa.

Di Venezia, il 18 di decembre 1537. cccvm to A MESSER FRANCESCO MARCOLINI Spedisce per la stampa la lettera lxix, ricevuta finalmente dal Vasari. Se san Bindo si trasformasse ne la lettra mandatami or ora da Giorgio, la qual parla del trionfo, che fece fare il duca Alessandro nel venire la Maestá del suocero in Fiorenza, il di del giudizio non escludarebbe la sua festivitá dal mondo. Perciò stampatela con l’altre, poiché il Finis non ha fatto ancor punto.

Di Venezia, il 20 di decembre 1537. ( 1 ) Soppressa in M*.