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CDLVI

AL SIGNOR CASTILEGIO

Ringrazia anche lui del dono fattogli da Ferdinando d’Austria. Il dono fatto a me dal re dei romani, anzi da lo iddio de la liberalitá e da lo inventore de la mansuetudine, rende testimonianza non solo che il poter vostro in beneficio mio si conforma col volere istesso, ma certifica altrui come l’opera del favor dimostratomi da quello conrisponde lealmente a la speranza che io aveva ne lo esser favorito da voi. Si che la scusa, che fate meco per cotal cosa, è virtú de l’animo di Vostra Signoria, la grandezza del quale vorrebbe con tutte le circunstanzie mettere in esecuzione il magnanimo de le volontá sue. Certissimamente la sicurtá del chiedere per altri e la temenza del procacciar per sé è nobiltá di natura e gentilezza di costume. L’uffizio, che un bello spirito fa per gli amici o per le degne persone, ha mille lingue, e nei casi propri diventa muto: percioché chi di continuo spende l’autoritá sua in giovare a tutti nel modo e come gli giova il signor Castilegio, non ha con che ricordarsi di se medesimo. Benché Iddio è protettor d’uomini tali. La grazia di lui si intermette in modo tra il principe, che essi servono, e il merito dei servigi loro, che, alora che non ci si pensa, un par vostro si ritrova ne la riputazion dei gradi e ne le commoditá de le ricchezze. Or vivete lieto, percioché, se niun personaggio posto al servire di quella Maestá e di questa può dar pegno di vera gratitudine a la fedele servitú sua, gliene possono dare i familiari de l’ottimo Ferdinando, la cui anima nobilissima e soprana è informata de la discrezione angelica e de la cortesia celeste: per la qual cosa coloro, che gii sono apresso, son vicini a la sperata contentezza.

Di Vinezia, il 15 di luglio 1539.