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fece dare quella madonna Giulia Riccia, che il pidocchioso vituperava col suo far l’amore. — Ma come dette mazzate fossero sode, dure, crudeli, sonanti e infinite, ve lo può dire un certo Francesco Alunno, ne la cui scòla il capo grosso si medicò, perch’io non sapessi che gli erano state rotte le braccia. Ma io merito che le penne di Pasquino mi cavino gli occhi del nome, poiché spendo gli inchiostri in ragionare di si vii verme.

Di Vinezia, il 7 di ottobre 1539.

CDLXIX

AL REVERENDO SIGNORE GIROLAMO MONTAGUTO

Come mai gli è potuta venir la gotta, dopo cosi continente gioventú? Egli, al contrario, sta benissimo. Chi ci nasce vile ci vive discortese e ci muor villano, ma chi viene al mondo nobile ci sta gentile e partesene generoso. 10 dico ciò al proposito del vostro avermi scritto con quella mano offesa a si gran torto dal male, che si malamente concia altrui. Ma si debbono tolerare le molestie dei suoi traffiggimenti, poiché esse, traendo l’origine dai disordini dei gran maestri, danno riputazione ai dolori dei propri ramarichi. Veramente, a me par miracolo che si fatto morbo abbia luogo ne le membra d’un cortigiano sepolto nei sudori de la servitú, ne la maniera che la libertá vostra è stata sepolta tutti i suoi di ne la camera di Clemente, gli andari de la cui Santitá furono tali, che non dieder mai tempo a la vita di voi di poter essercitare l’agio de la crapula né l’ozio de la libidine. Benché séte organizzato di si sobria e di si continente natura, che, quando ancor ve l’avesse dato, non eravate per soprafare la modestia nativa con si vergognoso e con si animoso piacere. Ma, essendo voi temperato e onesto, avendo pur le gotti, bisogna istimare che 11 tosco loro sia de la spezie de l’edera, il serpeggiar de la quale si agrappa non meno a le mura nuove mal tenute che ne le vecchie che discaggiono per l’antichitá. Ma, se ognuno