Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/22

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qualitá datavi da la stella che v’ama: onde la innocenzia, che calcitra contra i suoi stimoli, giura che la sospizion non ha radice nel vero. E, quando pur l’avesse, a me pare che sia lecito il fallir, per vedersi essercitar sopra il capo del delitto le compassioni de la clemenza Augusta. Ponete adunque in concordia la mente, perché i giorni, che il destino vi ha fatto servi, vi renderanno tosto gli anni liberi, e il favore di Dio vi ristituirá la lealtá ne la grazia di Cesare; talché il timore e il fastidio avuto ne le molestie provate si convertirá in sicurtá e in festa. Cresceranno i vostri onori, sublimarassi il vostro nome e sarete nel mondo come statua del pregio di coloro che per opra di loro stessi fan confessare agli uomini cne son degni del titolo d’uomo. Intanto io tentarò, per compiacere ai meriti vostri e al mio dovere, che l’amorevole de le mie parole penetri ne l’altissime orecchie del gran Carlo: che se altro prò non vi facessero, è un non so che, vedendosi dai miei scritti sinceri negoziare la pace de l’altrui bontá.

Di Venezia, il 15 d’aprile 1538.

CCCXXXIX

AL SIGNOR TUCCA

Presenta e raccomanda qualcuno. Da un cavaliere e da un virtuoso non ponno uscire se non atti cortesi e utili ; e perciò racoglieste cortesemente e utilmente costui, che vi ritorna inanzi. Talché io, che di giá era amico de le condizioni datevi da la natura, son diventato servidore de le preminenze concessevi da la fortuna. E cosi Iddio me perpetui la grazia del marchese del Vasto, come sempre sperai nel favore che mi farete, e perché séte gentile, e perché la memoria di ciò è a la vostra bontá un puntello, che vi sollevará sopra quella grandezza, in cui v’ ha posto la gratitudine di Sua Eccellenza e il merito de la vostra lealtá.

Di Vinezia, il 18 d’aprile 1538.