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DIX

AL CAVALIER COFFIENZA

Degno di lode è il marchese del Vasto per non aver tollerato che la resistenza opposta dalla famiglia di Massimiliano Stampa a un attentato della sbirraglia milanese ridondasse a danno dello Stampa medesimo. Onorando cavaliere, l’atto che ha mosso la prudenzia del marchese a non soportare che il reppentino del caso tolga al conte ciò che gli ha dato il tardo de la vertu, è suto degno de la progenie d’Avolos. Il rispettarlo come richiede il merito, e non qual comporta la sorte, non poteva nascere in altra discrezione che in quella di Sua Eccellenza. La prestanzia de la quale sa bene che la subitezza de lo accidente e non il pensamento de la malizia indusse furore ne la generositá de le brigate che lo servono; e ancor sa che esse, che si viddero assalire da la presunzione del bargello, non solo non potèrno ritenersi ne l’ira, ma ci si ruppero tanto piú, quanto meno fu il riguardo che gli debbe lo imperadore nonché il senato. La Maestá de l’uno è tenuta a por mente a la grandezza de la sua lealtade, e la gravitá de l’altro obligata a specchiarsi ne la bontá di lui ; peroché Cesare non avria forse Milano, né Milan Cesare, se Massimiano non fosse fedele e buono. Ma poniamo che ad ogni via cotesto Stato si rimanesse a Carlo e Carlo a cotesto Stato: se la bottega d’uno artefice vile si rivolta contra de la insolenzia sbirresca, che maraviglia se a lei si oppone la casa d’un signor nobile? Adunque la patria, che devrebbe riverire la degnitá di si fatto uomo, la ingiuria? Possibile che ella non vegga in che modo le sue presenti magnificenzie le sono ornamento? e non si ricordi ih che maniera il suo passato favore le fu salute? Profondi Iddio la ingratitudine del mondo come profondò quella del cielo, glorificando la memoria di Clemente, che assolvè da lo omicidio publico Tozzino, buffon di Adriano, da che nel cardinalato le sue ciance lo dimesticarono con la