Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/32

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che vi dará il messo mio. Né ve lo raccomando, per esser certo che lo vedrete con la fronte che da me saria veduto uno dei vostri. State sano.

Di Vinezia, il 6 di giugno 1538.

CCCXLVIII

AL SIGNOR GONZALO PERES

Dolente di non potersi trovare al convegno di Nizza, ha scritto al papa, all’imperatore e al re Francesco. Mi parebbe ingiuriare la religion dove io son nato e offendere la virtú de la qual vivo, se, nel ritrovarsi per lo interesso di Cristo i maggiori principi del mondo a fronte insieme, non iscrivessi a Sua Beatitudine e a le Lor Maestá, e, scrivendogli, non mandassi si fatte lettre a posta. Io, come dico al signor don Luigi Davila, mi era messo in via, per vedere la maraviglia che tenta di far il papa, l’imperadore e il re. Ma il carco de la carne, il peso degli anni, con la giunta del gran tempo ch’io non ho posto piede in istaffa, m’han ritornato indietro. Si che accettate la volontá, ch’io aveva non men di abbracciarvi che di esser testimonio a la conclusione che si spera temendo e temesi sperando.

Di Vinezia, il 6 di giugno 1538.

CCCXLIX

AI SIGNORI VENEZIANI

Lodi pel loro intervento nella pacificazione tra Carlo quinto e Francesco primo. Poiché il tardare de la risoluzione non men necessaria che giusta ci perturba piú che non ci consola la prestezza che vi fece catolicamente risolvere, sia laude e gloria a voi soli, da che voi soli avete saputo fare e disfare l’amicizia turchesca ;