Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/53

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la fidanza che può avere in Quella ; e hammi fatto il mal prò, per causa di cotale ignorante, il quale ha pur tanto ingegno, che si scusa. E, se a un par suo si pò credere e se in uno oste è lecito a non pensare inganno, la colpa è del ladrone, al quale fu consegnata, con ordine che si inviasse a Verona, e, perché il servigio si facessi piú sollecitamente, se gli diede mezzo scudo. E ho mandato a Padoa, accioché il ribaldo ne sia castigato da la ragione. Ma io merito di esser punito de l’errore, perché non si dee ai gran personaggi richiedere cosa se non per sempre: onde, s’io avesse detto: — Donatemela, —io trattava voi da quel che séte e mi da quel che sono. Che, cosi, ho offeso la degnitá di un tanto uomo, con iscorno mio e con bisbiglio d’altri.

Di Vinezia, il 11 di giugno 1538.

CCCLXIX

A MESSER BATTISTINO DA PARMA

Ringrazia d’un libricciuolo, inviato in dono alla figliuoletta Adria, che vi si diverte un mondo. Il libriciuolo, che per la mia figlia mi mandaste, è si bello e si ben legato, che ne saria onorevole una reina. Ella non l’ebbe si tosto in mano, che si pose a vagheggiarlo, godendone fuor di modo. Ma lo spasso è stato nel suo ritornare spesso indietro, credendo aver vòlte due carte a un tratto, sforzandosi di far nascere le dipinture in tutte le facce dei fogli. Ora io vi ringrazio del dono assai, consigliandovi che ne presentiate qualcuno ne la corte di Roma, perché è tanto facile la lor letra, che l’intenderebbono fino ai cardinali; e cosi i prelati si avezzaranno a dire qualche volta l’ufficio piccolo, da che non dicono mai straccio del grande.

Di Vinezia, il 22 di giugno 1538.