Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/182

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l’aver saputo la causa che vi tira altrove. Certo che non mi poteva acquetare altro che l’andar voi col signor l’olino in Constantinopoli con grado convenevole a le dotte e fedeli qualitadi vostre. Onde ho iscambiaio il prò, che mi faceva l’udire esponermi da voi gli andari degli scritti greci e latini, ne l’utile che sete per farmi ritrare appresso di si magnanimo capitano. Ma, perché le cose che giovano sono alimento di quelle che dilettano, bisogna che l’obligo, che vi tengo per conto de la prima cortesia, resti inferiore al debito che debbo avervi bontá de la seconda mercede. Io parlo di ciò, non altrimenti che in me fosse la conclusione de la certezza, per conoscere di che sorte è l’amore che portate a me, che sempre vi ebbi nel core, non dico nel modo che ci tengo il ricordo dei piú cari amici, ma ne la maniera che ci conservo la memoria di me medesimo. E, per fornirla nel singolarissimo padrone vostro, pregovi, da che me gli avete fatto servitore, che manteniate ne la sua grazia cotal mia servitú. La condizione de la quale è per essergli piú cara per intei cessione del vostro merito che per opra de la mia virtú.

Di Vinezia, il 20 di maggio 1542.

DCCVII

A MESSER G1ANTOMASO RRUNO Che gioia avere avute notizie del Bruno, che credeva morto nell’infausta spedizione di Algeri. Lodi degli spagnuuli. Saluti a Giambattista Castaldo. Ottavio Farnese manterrá le sue promesse? Il piacere da me preso nel ricevere le vostre lettre mi ricompensa il dispiacere che mi teneva oppresso per non aver mai saputo di voi da che vi trasferiste in Algieri. E, benché quasi mi indovinassi del mal ricapito de le carte scrittemi, non era fuor di dubbio che non foste perito lá. Or sia ringraziato rallegrandomi Iddio che sono de avisato l’ottima de fama, lo in che che dite modo che state, io ho con ne chi la corte e dove, del /