Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/289

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buttate giú dal loro autore con la maggiore precipitazione e pervenute a noi non direttamente da lui, ma attraverso tre o quattro mani intermedie, le quali sembra che abbian fatto a chi meglio riuscisse a infiorarle di strafalcioni. Piú utile crediamo, invece, dir qualche parola intorno alle ragioni che ci hanno indotto, o avrebbero dovuto indurci, qua e lá, a mutare qualche data; non senza aver espressa preliminarmente l’impressione che chi volesse approfondire l’indagine, che noi potevamo qui appena abbozzare, finirebbe, forse, per trovare che in assai piú casi di quelli da noi messi in rilievo la precisione delle date nelle lettere aretinesche è piú apparente che reale. Lettera 326 (1, 5). In amendue le ristampe reca la data del 29 dee. 1538. Ma il posto da essa occupato nelle medesime ristampe e l’argomento di cui tratta (l’A. non poteva inviare a Francesco Maria della Rovere, cui era dedicato, il primo libro delle Lettere un anno dopo la sua pubblicazione) inducono a credere che il 1538 fosse, in tal caso, calcolato a Nativitate, e cioè dal 25 decembre 1537. Abbiam quindi corretto «1537». Lettera 343 (1, 21). Reca la data del 4 maggio 1538. Ma è errore materiale per «4 giugno», secondo noi abbiam corretto. Dall’argomento infatti si ricava che fu scritta, insieme con le due precedenti lettere a Carlo V e a Francesco I (recanti appunto la data del 4 giugno), a proposito del convegno di Nizza. Lettera 388(1, 72). Rileggendo questa lettera, ci avvediamo che la data del 15 luglio 1538, che essa reca nelle due ristampe e anche nella nostra dá senso. Abbiamo dunque corretto, procurando di toccare il testo quanto meno era possibile: «...causò dal credermi che il Vergerlo non avesse posto»,ecc. — Lett. 775 (11, 242), al Catnaiani. L’edizione dal 1547 (p. 569) ha : «io ui commendo del non essere auaro.... & ui essaltato ( sic per essalto) in esser continente ; imperoche e piu degna de laude la fortezza, che la castitá». E conforme, tranne una maggior correttezza tipografica e le solite arbitrarie correzioni (p. e. «essalto» in «esalto»), è l’ediz. del 1609 (f.313 a). Ma chi ben osservi, il periodo è contradittorío. L’A. prima loda il Camaiani dell’esser continente, e poi soggiunge che la fortezza merita piú lode della castitá. Bel modo di eccitare a questa un giovane di sangue caldo! Ma, se si suppone una lacuna tipografica tra «esser» e «continente» e se si legge la lettera 779, diretta allo stesso Camaiani : «... onde si vegga che séte forte e constante, poiché noti avete potuto esser temperato e continente», tutto diventa chiaro. Il testo originale dell’A. doveva dire presso a poco: «vi essalto in esser [forte e costante, poiché non avete potuto esser temperato e] continente ; impcroché è piú degna de laude la fortezza che la castitá», ecc. (come per l’appunto noi abbiamo stampato) : ma o il Dolce nel ricopiare, o il Marcolini nello stampare l’edizione originale, omise per distrazione le parole da noi chiuse tra parentesi quadre (o quelle altre a esse equivalenti) : donde poi la lacuna comune alle due ristampe a noi pervenute.