Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/64

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ne la quale, egli nascendo, si son compiaciute le sue larghe disposizioni. ne godono in modo che è dilTicile a sapere qual sia maggiore: o il gaudio che sente il cielo che ciò ha causato, o il contento che prova la terra ne lo effetto di tal cagione. Certamente l’uno e l’altro dee essere ismesurato, imperoché son molti secoli che né quello produsse simile spirito, né questa ricevè dono cosi fatto Conciosiaché il prudente valore del massimo fanciullo per fatai consenso terrá la perfezzion di quel mezzo che si richiede tra la mansuetudine de l’Altezza di voi e la ferocitá del sommo padre vostro Si che sparghinlo le Grazie di gigli lattei e di viole candide; spargetelo, o Grazie, di assai fiori e di assai rose, da che il coro de le virtú divine per ordine di Giove, datore di tutte l’eccellenze che possono pervenire al mondo, comincia ad aprirgli i nobili occhi con la mano del lume vero. Per la qual cosa la giustizia, la pietade, la bontá, la continenza, Intemperanza, la fortezza, la liberalitá, la magnificenzia, la caritade, l’onestá, la fede e la religione lo mostraranno al genere degli uomini come frutto salutifero de le speranze altrui. Intanto viva la sua gc-netrice alma e il suo genitore inclito vita inclita e alma. E, si come le gemme preziose hanno la sodezza da la terra, la claritá da l’aria, la trasparenza da l’acqua e lo splendor dal fuoco, cosi l’eroica prole loro avrá essaltazion dai popoli, accrescimento dai meriti, felicitá da la fortuna e benedizzion da Dio. Di Vinezia, il 7 d’aprile 1541. DI.XXXIX A BERNARDINO MOCCIA Raccomanda novellamente Gian Tommaso de Negri, modello di vera amicizia, e ossequia il marchese del Vasto. Signore, eccovi costi una altra volta il nostro messer Gian Tomaso de Negri, la cui bontá è tanto dedita a giovare a l’amico, che sale al ciclo tuttavia che si adopera nei servigi che