Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/179

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NOVELLA XXIX

Filisteo, araldo del re de Aragona, dona robba e denari al buffone de l’imperatore; il che reputando il re in grande onore, il munifica ricamente.

Voi dovete avere audito che Alfonso, re de Aragonia, Cicilia e de lerusalem, illustre conte, clarissimi geniiloniini e voi donne graziose, fu principe el quale non solamente li principi de la presente etate in qualunque virtú, ma ancora tutti gli antiqui, de’ quali piú canti la greca e nostra istoria, longamente superò. Egli in iustizia, prudenzia, pietate, constanzia, benignitá, clemenzia e in ogni altra virtú morale e politica mostrò tali e cossi facti cffecti, che non fia lingua ch’el pareggi mai. Ma, oltre le altre sue dote excelse e singolare e regale excellenzie, prendeva dilecto de onorare e munificare sempre gli uomini prestantissimi e de qualche valore; e in ciò tanto li era piacere il spendere assai, quanto il sugetto de l’onorato era magiore e piú degno. Né dominio, stato, grazia e tesauro ad altro fine desiava, se non per onorare altrui e donare dove se convenia, come se cognobbc in tutti li effecti de sua vita, la memoria de la quale è ancora in tal modo grata e iocunda a tutto el mondo, che fia sempre celebrata cum perpetuo officio nelli cori umani. Ma, lassando per ora tutte queste parte da canto, le quale me rendo certo che siano giá state scripte da celebri ingegni in molte carte, dico che, existendo lo imperatore a Roma a prendere la corona del suo imperio, se inamorò in tal modo de la degna fama de questo nostro re, che deliberò, nanti che tornasse a casa sua, transferirse a Napoli per vederlo. Il che piacendo summamente al re, il quale non desiderava altro, se non de potere usare il suo glorioso costume de onorare splendidamente altrui e maximamenle l’imperatore, capo de la cristiana republica, li fece, incominciando a lo introito del suo reame, grande onore, si de nobilissima compagnia, de suoni, canti, balli, giostre, torniamenti e de triunfí, come ancora de varie e solemnissime vivande, come credere e pensare dovete, cum ciò sia che