Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/381

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NOVELLA LX

Kl re Roberto rechiede sieco in lega la signoria de Bologna, la quale contenta li manda per ambasciatori uno doctore, uno cavaliere e uno conte, a capituiare; e poi avanti Sua Maiestá disputano chi de loro in onore debba essere preferito: di che cpsa solve la sua disputazione.

Lo italico re Roberto, circumspecto conte, prestantissimi gentiiomini e voi donne excellente, credo che, per la lampegiante fama che di lui è restala nel mondo, abiate inteso che fu re de tanta excellenzia, perfeczione e gloria, quanto altro Torsi al mondo da ducento anni in qua se trovasse. Epso adunque, intendendo la gloria de la nostra citade e sapendo l’antiqua sua importanzia per li accidenti de Italia, e il valore dei citadini apti a le arme, a le lettere ed a la mercanzia, e la unione de epsa citá una cum la gran copia de’ nostri celebri doctori, che nel Gimnasio in quel tempo se trovava, e la felice captivitá de la propria persona de Enzio, re de Sardigna, ed el repremuto furore de Modena, avendola facta a Bologna tributaria, e l’avuta guerra cum veneziani nel tempo de inisser Luorenzo Tiepolo, per Dio grazia illustrissimo duce veneziano, e le bastie e fortezze sopra il suo degno territorio facte (che quelle poi, essendosi, ne li anni de la perpetua salute 1263, creata la pace, se disfecero cum salute del nostro onore, per obligazione del sale, che tanto inclito senato de Venezia ogni anno de darce promise, secundo ne li nostri annali scripto e autenticato se trova), la possessione de Imola, Faenza, Porli e Cervia, avendo portato a Bologna cum grandissima gloria e trionfo le proprie porte de Ugnarne de alcune de queste cittade e spoglia de gran valore (come ancora a nostra gloria sotto la magnifica casa dei nostri castelli vedere se possono) ; fu constrecto, per la sua gentile e magnanima natura (come vòle la forza de la virtude, che fa coloro, che mai non se videno, d’amore coniuncti), venire affeczionato a la nostra citade. Unde mandò il conte di Celano e il conte de Fundi per suoi oratori a