Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/136

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130 v - egloghe

     Mopso non longi mi dovria seguire;
20ch’ambi a condurre andiam pecore e boi
che Titiro a Fereo solea notrire.

tirsi


     Comprili tu che gli abbiano esser tuoi?
o pur di Mopso? o pur altri t’invia,
forse piú ricco spenditor di voi?

melibeo


     25Io so ben che tu sai che né la mia
né la condizion di Mopso è tale
ch’abbi a pensar che per noi questo sia.
     Tanto di chi ne manda il poter sale
che dietro lui la nostra umil fortuna
30a mille gradi non pò batter l’ale.
     Mandaci Alfenio; Alfenio è che raduna
ciò ch’esser di Fereo prima solea,
campo, pasco, orto, ovil, bosco e lacuna.
     Così, s’al pensier l’opra succedea,
35Fereo non a lui solo e mandre e ville,
ma, quel ch’è piú, la vita tôr volea.
     E cadean con Alfenio piú di mille,
e davamo ancor noi forse in le reti,
se Fereo le tendea ben come ordille.
     40Io ho da dirti mille altri secreti
da far te uscir di te; ma quella fretta
che gir mi fa, mi fa tenerli cheti.

tirsi


     Sin che sia giunto Mopso almeno aspetta;
intanto quel che po’ narrar mi narra,
     45e stianci qui su questa fresca erbetta.
Se ’l fai, ti do la fede mia per arra
di star un giorno intègro a tuo comando
o vogli con la falce o con la marra.