Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/15

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i - canzoni 9

II

Meritevole di compassione per l’audacia di avere rivolto il suo amore troppo in alto, brama solo che la sua donna non abbia a sdegno se l’ama.

     Quante fiate io miro
i ricchi doni e tanti
che ’l Ciel dispensa in voi sí largamente
altre tante io sospiro;
5non che ’l veder che inanti
a tutte l’altre donne ite ugualmente
mi percuota la mente
d’invidia; ché a ferire
in molto bassa parte,
10se la ragion si parte
da un alto oggetto, mai non può venire;
e da la umiltá mia
a vostra altezza è piú ch’al ciel di via.

     Non è d’invidia effetto
15ch’a sospirar mi mena,
ma sol d’una pietá c’ho di me stesso;
però ch’ancor mi aspetto
de la mia audacia pena,
d’aver in voi sí inanzi il mio cuor messo.
20Ché, se l’esser concesso
di tanti il minor dono
far suol di ch’il riceve
l’animo altier, che deve
di voi far dunque, in cui tanti ne sono,
25che da l’Indo all’estreme
Gade tant’altri non ha il mondo insieme?