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vi - stanze 169

VII

(Furioso, XL, 5, 5-8; 7, 1-4; 10, 11, 64, 71; ediz. 1516)


1
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
     O bella compagnia che mi raccoglie
Issabette, Lucie, Lucrezie, Ursine,
Caterine, Leonore, Aide, Alessandre,
Tadee, Nicole, Ippolite e Cassandre.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
2
     Mario Equicolo è quel che gli è piú appresso,
che stringe i labri e manda in su le ciglia
e fa con man di tutti i detti d’esso
di stupor segni e d’alta maraviglia.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
3
     Ecco Antonio Fulgoso, ecco Latino
Iuvenale e Pistofilo, e con lui
i’ veggo altri Alessandri, l’uno Guarino,
l’altro Orologi, e venir veggo dui
Ieronimi con loro, il Cittadino,
e quel di Veritá, sacri ambidui
a Febo, e veggo al Leonico a lato
Dresino, Floriano e Panizato.
4
     Al Sasso, al Molza, al mio cugin far festa
Annibal veggo; ed a cento altri e cento;
veggo le donne e gli uomini di questa
mia ritornata ognun parer contento.
Dunque a finir la breve via che resta
non sia piú indugio, or ch’è propicio il vento,
tornando a dir de la compagnia bella
ch’avea il santo eremita alla sua cella.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .