Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/275

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liriche dubbie 269

     e come io son sí ingordo al bel splendore,
che abbandonando tutti gli altri sensi
l’alma negli occhi corsa ardendo more;
     e ch’in me vita il cuor piú non dispensi,
65quando, quasi stordito, nel bel seno
con gli occhi corran tutti i spirti intensi.
     Aimé! dove corro io sí a lento freno?
Fede non troverá tanta mia brama,
e so che ’l dirne, a quel ch’io sento, è meno.
     70In tutti gli altri le voci e la fama
suole aggrandir la veritá nel grido,
ma non gli effetti de la mente ch’ama.
     Occhi leggiadri dunque, dove annido
la stanca vita e quella pura fede,
75per cui pace trovare ancor mi fido;
     date il perdono al stil mio ch’ei vi chiede,
per tacer vostra altezza, ché tal pondo
la mia virtude senza modo eccede.
     E tu caldo desir, vago e profondo,
80che chiudi fuoco e amor tanto fervente,
che, inteso, solo ti farebbe al mondo;
     acqueta i pensier tuoi nel fuoco ardente,
poi che la man non rende forma uguale
a quella che ritrae l’accesa mente.
     85Spera, e vedrai che ’n la piaga d’un strale
quel che non mostran voci, inchiostri e carte,
mostrará il tempo; e, conosciuto il male,
     se ’l non ti sana Amor, gli ha perso l’arte.