Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/321

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liriche apocrife 315

7
     Donna crudel, crudel posso ben dirti
se non ti muove il pianto e le parole;
non convien questo a generosi spirti
ch’un cor gentil esser crudel non vuole,
qual premio avrò sol . . . di servirti?
Lasso non fui alla tempesta e al sole
e vacuo di martir, di duolo eterno,
né giá mai per bonaccia, né per verno.
8
     Se mi farai morir, misera, or come
farai, che tal fallir vendetta chiama,
c’ho date all’auree e all’anellate chiome
e alla estrema beltá perpetua fama?
E te amerò fin all’usate some,
Febo gentil, che Dafne onora ed ama.
Né per timor de cieli o dell’Inferno
luoco mutai, né mutarò in eterno.