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34 ii - sonetti

XIV

Della sua donna è superiore la bellezza o l’ingegno?

     Quando prima i crin d’oro e la dolcezza
vidi degli occhi e le odorate rose
de le purpuree labra e l’altre cose
4ch’in me creâr di voi tanta vaghezza,
     pensai che maggior fusse la bellezza
di quanti pregi il ciel, Donna, in voi pose,
ch’ogni altro alla mia vista si nascose,
8troppo a mirar in questa luce avezza.
     Ma poi con sí gran prova il chiaro ingegno
mi si mostrò che rimaner in forse
11mi fe’ che suo non fusse il primo loco.
     Che sia maggior non so: so ben che poco
son disuguali e so ch’a questo segno
14altro ingegno o bellezza unqua non sorse.

XV

Esalterá di lei solo le doti dell’animo e della mente.

     Altri loderá il viso, altri le chiome
de la sua donna, altri l’avorio bianco
di che formò Natura il petto e il fianco;
4altri dará a’ begli occhi eterno nome;
     me non mortal, fragil bellezza, come
un ingegno divino, ha mosso unquanco,
un animo cosí libero e franco,
8come non senta le corporee some,
     una chiara eloquenzia, che deriva
da un fonte di saper; una onestade
11di cortese atto e leggiadria non schiva;
     e se l’opra mia fusse alla bontade
de la materia ugual, ne farei viva
14statua che dureria piú d’una etade.