Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/43

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ii - sonetti 37

XX

All’apparir della sua donna il sole tornò a risplendere.

     Chiuso era il sol da un tenebroso velo,
che si stendea fin all’estreme sponde
de l’orizonte, e murmurar le fronde
4e tuoni andar s’udian scorrendo il cielo;
     di pioggia in dubbio o tempestoso gelo,
stav’io per ire oltra le torbid’onde
del fiume altier che ’l gran sepolcro asconde
8del figlio audace del signor di Delo;
     quando apparir su l’altra ripa il lume
de’ bei vostri occhi vidi e udi’ parole
11che Leandro potean farmi quel giorno.
     E tutto a un tempo i nuvoli d’intorno
si dileguâro e si scoperse il sole;
14tacquero i venti e tranquillossi il fiume.

XXI

Rivede il luogo del suo innamoramento.

     Qui fu dove il bel crin giá con sí stretti
nodi legommi e dove il mal che poi
m’uccise, incominciò; sapestel voi,
4marmoree logge, alti e superbi tetti,
     quel dí, che donne e cavallieri eletti
avesti, quai non ebbe Peleo a’ suoi
conviti allor che scelto in mille eroi
8fu alli imenei che Giove avea suspetti.
     Ben vi sovien che di qui andai captivo,
trafisso il cor, ma non sapete forse
11come io morissi e poi tornassi in vita,
     e che Madonna, tosto che s’accorse
esser l’anima in lei da me fuggita,
14la sua mi diede e ch’or con questa vivo.