Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/46

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40 ii - sonetti

XXVI

Da lui ella dovrebbe prendere esempio di amore costante.

     A venturosa man, beato ingegno,
beata seta, beatissimo oro,
ben nato lino, inclito bel lavoro,
4da chi vuol la mia dea prender disegno,
     per far a vostro essempio un vestir degno,
che copra avorio e perle ed un tesoro,
ch’avendo io eletta, non torrei fra il Moro
8e ’l mar di Gange il piú famoso regno.
     Felici voi, felice forse anch’io
se mostrarle con gesti o con parole
11voi potesse altro essempio ch’ella toglia.
     Quanto meglio di voi, ch’imitar vuole,
será, se la fede imita, se ’l mio
14constante amor, se la mia giusta voglia!

XXVII

Lamenta la perdita della chioma della sua donna.

     Son questi i nodi d’òr, questi i capelli,
ch’or in treccia or in nastro ed or raccolti
fra perle e gemme in mille modi, or sciolti
4e sparsi all’aura, sempre eran sí belli?
     Chi ha patito che si sian da quelli
vivi alabastri e vivo minio tolti?
Da quel volto, il piú bel di tutti i volti,
8da quei piú aventurosi lor fratelli?
     Fisico indòtto, non era altro aiuto,
altro rimedio in l’arte tua, che tòrre
11sí ricco crin da sí onorata testa?
     Ma cosí forse ha il tuo Febo voluto,
acciò la chioma sua, levata questa,
14si possa inanzi a tutte l’altre porre.