Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/53

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ii - sonetti 47

     T’insegnò Benedetto Bruza poi
le risposte asinesche e odioso farte,
11non ch’agli estrani, ma alli frati tuoi.
     Riferir mal d’ognun al duca, l’arte
fu de’ tuoi vecchi; ma tutt’eran buoi,
14né t’aguagliaronFonte/commento: 372 alla millesma parte.
 Non piú; ch’in altre carte
lauderò meglio il tuo sublime ingegno,
17di tromba, di bandiera e mitra degno.

XL

Sul medesimo argomento.

     Non ho detto di te ciò che dir posso;
e come posso averne detto assai,
se non t’ho tòcco in quella parte mai
4che di ragion ti deveria far rosso?
     So che la carne piú vicina all’osso
ti solea piú piacer e so ch’ormai,
poi che la vacca è vecchia, a schifo l’hai,
8e so quanto rumor di ciò s’è mosso.
     Pur nol voglio chiarir, basta accennarlo;
ché non in dirlo, ma in pensarvi solo
11di vergogna ardo; il che non fai tu a farlo.
     Non però manca che non vada a volo
la infamia tua; ché ancor ch’io non ne parlo,
14Martin ne parla, Gianni, Piero e Polo.
 Non so come lo stuolo
de’ tuoi fratelli in tanta inerzia giaccia,
17che tenga questo obrobrio in su la faccia.
 Ma credo che lo faccia,
perché non ti può odiar, ché gli sei stato
20non fratel solamente, ma cognato.