Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/69

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iv - capitoli 63

II

In onore di Obizzo d’Este
frammento.

     Canterò l’arme, canterò gli affanni
d’amor, ch’un cavallier sostenne gravi,
peregrinando in terra e ’n mar molti anni.
     Voi l’usato favor, occhi soavi,
5date all’impresa, voi che del mio ingegno,
occhi miei belli, avete ambe le chiavi.
     Altri vada a Parnaso o a Cirra; io vegno,
dolci occhi, a voi; né chieder altra aita
a’ versi miei se non da voi disegno.
     10Giá la guerra il terzo anno era seguita
tra il re Filippo Bello e il re Odoardo,
che con suoi inglesi Franza avea assalita.
     E l’uno e l’altro essercito gagliardo
men di duo leghe si stavan vicino
15nei bassi campi appresso il mar Picardo.
     Ed ecco che dal campo pellegrino
venne un araldo, e si condusse avanti
al successor di Carlo e di Pipino;
     e disse, udendo tutti i circonstanti,
20che nel suo campo, tra li capitani
di chiaro sangue e di virtú prestanti,
     si proferia un guerrier con l’arme in mani
a singular battaglia sostenere
a qualunque attendato era in quei piani,
     25che quanto d’ogni intorno può vedere
il vago sol, non è nazion che possa
al valor degli inglesi equivalere.
     E se tra franchi o tra la gente mossa
in suo favor, è cavallier ch’ardisca,
30per far disdir costui, metti sua possa;