Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/262

Da Wikisource.
256 canto


48
     Ch’abbiate, Signor mio, giá inteso estimo,
che Ferraú per tutto era fatato,
fuor che lá dove l’alimento primo
piglia il bambin nel ventre ancor serrato:
e fin che del sepolcro il tetro limo
la faccia gli coperse, il luogo armato
usò portar, dove era il dubbio, sempre
di sette piastre fatte a buone tempre.

49
     Era ugualmente il principe d’Anglante
tutto fatato, fuor che in una parte:
ferito esser potea sotto le piante;
ma le guardò con ogni studio et arte.
Duro era il resto lor piú che diamante
(se la fama dal ver non si diparte);
e l’uno e l’altro andò, piú per ornato
che per bisogno, alle sue imprese armato.

50
     S’incrudelisce e inaspra la battaglia,
d’orrore in vista e di spavento piena.
Ferraú, quando punge e quando taglia,
né mena botta che non vada piena:
ogni colpo d’Orlando o piastra o maglia
e schioda e rompe et apre e a straccio mena.
Angelica invisibil lor pon mente,
sola a tanto spettacolo presente.

51
     Intanto il re di Circassia, stimando
che poco inanzi Angelica corresse,
poi ch’attaccati Ferraú et Orlando
vide restar, per quella via si messe,
che si credea che la donzella, quando
da lor disparve, seguitata avesse:
sí che a quella battaglia la figliuola
di Galafron fu testimonia sola.