Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/271

Da Wikisource.

canto duodecimo 265


84
     Stordito de l’arcion quel re stramazza:
non si rivolge Orlando a rivederlo;
che gli altri taglia, tronca, fende, amazza:
a tutti pare in su le spalle averlo.
Come per l’aria, ove han sí larga piazza,
fuggon li storni da l’audace smerlo,
cosí di quella squadra ormai disfatta
altri cade, altri fugge, altri s’appiatta.

85
     Non cessò pria la sanguinosa spada,
che fu di viva gente il campo vòto.
Orlando è in dubbio a ripigliar la strada,
ben che gli sia tutto il paese noto.
O da man destra o da sinistra vada,
il pensier da l’andar sempre è remoto:
d’Angelica cercar, fuor ch’ove sia,
sempre è in timore, e far contraria via.

86
     Il suo camin (di lei chiedendo spesso)
or per li campi or per le selve tenne:
e sí come era uscito di se stesso,
uscí di strada; e a piè d’un monte venne,
dove la notte fuor d’un sasso fesso
lontan vide un splendor batter le penne.
Orlando al sasso per veder s’accosta,
se quivi fosse Angelica reposta.

87
     Come nel bosco de l’umil ginepre,
o ne la stoppia alla campagna aperta,
quando si cerca la paurosa lepre
per traversati solchi e per via incerta,
si va ad ogni cespuglio, ad ogni vepre,
se per ventura vi fosse coperta;
cosí cercava Orlando con gran pena
la donna sua, dove speranza il mena.