Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/236

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230 canto


8
     Giá potreste sentir come ribombe
l’alto rumor ne le propinque ville
d’urli e di corni, rusticane trombe,
e piú spesso che d’altro, il suon di squille;
e con spuntoni et archi e spiedi e frombe
veder dai monti sdrucciolarne mille,
et altritanti andar da basso ad alto,
per fare al pazzo un villanesco assalto.

9
     Qual venir suol nel salso lito l’onda
mossa da l’austro ch’a principio scherza,
che maggior de la prima è la seconda,
e con piú forza poi segue la terza;
et ogni volta piú l’umore abonda,
e ne l’arena piú stende la sferza:
tal contra Orlando l’empia turba cresce,
che giú da balze scende e di valli esce.

10
     Fece morir diece persone e diece,
che senza ordine alcun gli andaro in mano:
e questo chiaro esperimento fece,
ch’era assai piú sicur starne lontano.
Trar sangue da quel corpo a nessun lece,
che lo fere e percuote il ferro invano.
Al conte il re del ciel tal grazia diede,
per porlo a guardia di sua santa fede.

11
     Era a periglio di morire Orlando,
se fosse di morir stato capace.
Potea imparar ch’era a gittare il brando,
e poi voler senz’arme essere audace.
La turba giá s’andava ritirando,
vedendo ogni suo colpo uscir fallace.
Orlando, poi che piú nessun l’attende,
verso un borgo di case il camin prende.