Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/406

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400 canto


8
     Salta a cavallo, e per diversa strada
va discorrendo, e molti pone a sacco.
Non gusta il ronzin mai fieno né biada,
tanto ch’in pochi dí ne riman fiacco:
ma non però ch’Orlando a piedi vada,
che di vetture vuol vivere a macco;
e quante ne trovò, tante ne mise
in uso, poi che i lor patroni uccise.

9
     Capitò al fin a Malega, e piú danno
vi fece, ch’egli avesse altrove fatto:
che oltre che ponesse a saccomanno
il popul sí, che ne restò disfatto,
né si potè rifar quel né l’altr’anno;
tanti n’uccise il periglioso matto,
vi spianò tante case e tante accese,
che disfe’ piú che ’l terzo del paese.

10
     Quindi partito, venne ad una terra,
Zizera detta, che siede allo stretto
di Zibeltarro, o vuoi di Zibelterra,
che l’uno e l’altro nome le vien detto;
ove una barca che sciogliea da terra
vide piena di gente da diletto,
che solazzando all’aura matutina,
gía per la tranquilissima marina.

11
     Cominciò il pazzo a gridar forte: — Aspetta! —
che gli venne disio d’andare in barca.
Ma bene invano e i gridi e gli urli getta;
che volentier tal merce non si carca.
Per l’acqua il legno va con quella fretta
che va per l’aria irondine che varca.
Orlando urta il cavallo e batte e stringe,
e con un mazzafrusto all’acqua spinge.