Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/437

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trentesimoprimo 431


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     Caro Guidone a’ suoi fratelli stato
credo sarebbe in ogni tempo assai;
ma lor fu al gran bisogno ora piú grato,
ch’esser potesse in altro tempo mai.
Poscia che ’l nuovo sole incoronato
del mare uscí di luminosi rai,
Guidon coi frati e coi parenti in schiera
se ne tornò sotto la lor bandiera.

37
     Tanto un giorno et un altro se n’andaro,
che di Parigi alle assediate porte
a men di dieci miglia s’accostaro
in ripa a Senna; ove per buona sorte
Grifone et Aquilante ritrovaro,
i duo guerrier da l’armatura forte:
Grifone il bianco et Aquilante il nero,
che partorí Gismonda d’Oliviero.

38
     Con essi ragionava una donzella,
non giá di vil condizïone in vista,
che di sciamito bianco la gonnella
fregiata intorno avea d’aurata lista;
molto leggiadra in apparenza e bella,
fosse quantunque lacrimosa e trista:
e mostrava ne’ gesti e nel sembiante
di cosa ragionar molto importante.

39
     Conobbe i cavallier, come essi lui,
Guidon, che fu con lor pochi dí inanzi;
et a Rinaldo disse: — Eccovi dui
a cui van pochi di valore inanzi;
e se per Carlo ne verran con nui,
non ne staranno i Saracini inanzi. —
Rinaldo di Guidon conferma il detto,
che l’uno e l’altro era guerrier perfetto.