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trentesimonono 159


16
     A conforto di lui rotto avea il patto
(cosí credea) che fu solennemente,
i dèi chiamando in testimonio, fatto;
poi s’era dileguato sí repente.
Né Sobrin vede ancor: Sobrin ritratto
in Arli s’era, e dettosi innocente;
perché di quel pergiuro aspra vendetta
sopra Agramante il dí medesmo aspetta.

17
     Marsilio anco è fuggito ne la terra:
sí la religïon gli preme il core.
Perciò male Agramante il passo serra
a quei che mena Carlo imperatore,
d’Italia, di Lamagna e d’Inghilterra,
che tutte gente son d’alto valore;
et hanno i paladin sparsi tra loro,
come le gemme in un riccamo d’oro:

18
     e presso ai paladini alcun perfetto
quanto esser possa al mondo cavalliero,
Guidon Selvaggio, l’intrepido petto,
e i duo famosi figli d’Oliviero.
Io non voglio ridir, ch’io l’ho giá detto,
di quel par di donzelle ardito e fiero.
Questi uccidean di genti saracine
tanto, che non v’è numero né fine.

19
     Ma differendo questa pugna alquanto,
io vo’ passar senza navilio il mare.
Non ho con quei di Francia da far tanto,
ch’io non m’abbia d’Astolfo a ricordare.
La grazia che gli diè l’apostol santo
io v’ho giá detto, e detto aver mi pare,
che ’l re Branzardo e il re de l’Algazera
per girli incontra armasse ogni sua schiera.