Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/180

Da Wikisource.
174 canto


76
     Pur duo talora o tre schiudon le labbia,
ch’amici sono, e che tra lor s’han fede,
e sfogano la colera e la rabbia;
e ’l misero Agramante ancor si crede
ch’ognun gli porti amore, e pietá gli abbia:
e questo gl’intervien, perché non vede
mai visi se non finti, e mai non ode
se non adulazion, menzogne e frode.

77
     Erasi consigliato il re africano
di non smontar nel porto di Biserta,
però ch’avea del popul nubïano,
che quel lito tenea, novella certa;
ma tenersi di sopra sí lontano,
che non fosse acre la discesa et erta;
mettersi in terra, e ritornare al dritto
a dar soccorso al suo populo afflitto.

78
     Ma il suo fiero destin che non risponde
a quella intenzïon provida e saggia,
vuol che l’armata che nacque di fronde
miracolosamente ne la spiaggia,
e vien solcando inverso Francia l’onde,
con questa ad incontrar di notte s’aggia,
a nubiloso tempo, oscuro e tristo,
perché sia in piú disordine sprovisto.

79
     Non ha avuto Agramante ancora spia,
ch’Astolfo mandi una armata sí grossa;
né creduto anco a chi ’l dicesse, avria,
che cento navi un ramuscel far possa:
e vien senza temer ch’intorno sia
che contra lui s’ardisca di far mossa;
né pone guardie né veletta in gabbia,
che di ciò che si scuopre avisar abbia.