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274 canto


92
     La prega che non faccia, se non sente
ch’egli ci sia, ne la cittá dimora;
ma ne la villa, ove piú agiatamente
viver potrá d’ogni commercio fuora.
Questo dicea, però che l’umil gente
che nel gregge o ne’ campi gli lavora,
non gli era aviso che le caste voglie
contaminar potessero alla moglie.

93
     Tenendo tuttavia le belle braccia
al timido marito al collo Argia,
e di lacrime empiendogli la faccia,
ch’un fiumicel dagli occhi le n’uscia;
s’attrista che colpevole la faccia,
come di fé mancata giá gli sia;
che questa sua sospizïon procede,
perché non ha ne la sua fede fede.

94
     Troppo sará, s’io voglio ir rimembrando
ciò ch’ai partir da tramendua fu detto.
— Il mio onor (dice al fin) ti raccomando: —
piglia licenzia, e partesi in effetto;
e ben si sente veramente, quando
volge il cavallo, uscire il cor del petto.
Ella lo segue, quanto seguir puote,
con gli occhi che le rigano le gote.

95
     Adonio intanto misero e tapino,
e (come io dissi) pallido e barbuto,
verso la patria avea preso il camino,
sperando di non esser conosciuto.
Sul lago giunse alla cittá vicino,
lá dove avea dato alla biscia aiuto,
ch’era assediata entro la macchia forte
da quel villan che por la volea a morte.