Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/316

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310 canto


36
     Ode Amone il figliuol con qualche sdegno,
che, senza conferirlo seco, gli osa
la figlia maritar, ch’esso ha disegno
che del figliuol di Costantin sia sposa,
non di Ruggier, il qual non ch’abbi regno,
ma non può al mondo dir: questa è mia cosa;
né sa che nobiltá poco si prezza,
e men virtú, se non v’è ancor ricchezza.

37
     Ma piú d’Amon la moglie Beatrice
biasma il figliuolo e chiamalo arrogante:
e in segreto e in palese contradice
che di Ruggier sia moglie Bradamante:
a tutta sua possanza imperatrice
ha disegnato farla di Levante.
Sta Rinaldo ostinato, che non vuole
che manchi un iota de le sue parole.

38
     La madre, ch’aver crede alle sue voglie
la magnanima figlia, la conforta
che dica che, piú tosto ch’esser moglie
d’un pover cavallier, vuole esser morta;
né mai piú per figliuola la raccoglie,
se questa ingiuria dal fratel sopporta:
nieghi pur con audacia, e tenga saldo;
che per sforzar non la sará Rinaldo.

39
     Sta Bradamante tacita, né al detto
de la madre s’arrisca a contradire;
che l’ha in tal riverenzia e in tal rispetto,
che non potria pensar non l’ubbidire.
Da l’altra parte terria gran difetto,
se quel che non vuol far, volesse dire.
Non vuol, perché non può; che ’l poco e ’l molto
poter di sé disporre Amor le ha tolto.