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quarantesimoquinto 331


12
     Quivi fortificar facea le mura
l’imperatore, e riparar le porte;
che de’ Bulgari ben non s’assicura,
che con la guida d’un guerrier sí forte
non gli faccino peggio che paura,
e ’l resto ponghin di sua gente a morte.
Or che l’ode prigion, né quelli teme,
né se con lor sia il mondo tutto insieme.

13
     L’imperator nuota in un mar di latte,
né per letizia sa quel che si faccia.
— Ben son le genti bulgare disfatte, —
dice con lieta e con sicura faccia.
Come de la vittoria, chi combatte,
se troncasse al nimico ambe le braccia,
certo saria, cosí n’è certo, e gode
l’imperator, poi che’l guerrier preso ode.

14
     Non ha minor cagion di rallegrarsi
del patre il figlio; ch’oltre che si spera
di racquistar Belgrado, e soggiugarsi
ogni contrada che de’ Bulgari era;
disegna anco il guerriero amico farsi
con benefici, e seco averlo in schiera.
Né Rinaldo né Orlando a Carlo Magno
ha da invidiar, se gli è costui compagno.

15
     Da questa voglia è ben diversa quella
di Teodora, a chi ’l figliuolo uccise
Ruggier con l’asta che da la mammella
passò alle spalle, e un palmo fuor si mise.
A Costantin, del quale era sorella,
costei si gittò a’ piedi, e gli conquise
e intenerigli il cor d’alta pietade
col largo pianto che nel sen le cade.