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348 canto


80
     O misera donzella, se costui
tu conoscessi, a cui dar morte brami,
se lo sapessi esser Ruggier, da cui
de la tua vita pendono li stami;
so ben ch’uccider te, prima che lui,
vorresti; che di te so che piú l’ami:
e quando lui Ruggiero esser saprai,
di questi colpi ancor, so, ti dorrai.

81
     Carlo e molt’altri seco, che Leone
esser costui credeansi, e non Ruggiero,
veduto come in arme, al paragone
di Bradamante, forte era e leggiero;
e, senza offender lei, con che ragione
difender si sapea; mutan pensiero,
e dicon: — Ben convengono amendui;
ch’egli è di lei ben degno, ella di lui. —

82
     Poi che Febo nel mar tutt’è nascoso,
Carlo, fatta partir quella battaglia,
giudica che la donna per suo sposo
prenda Leon, né ricusar lo vaglia.
Ruggier, senza pigliar quivi riposo,
senz’elmo trarsi o alleggierirsi maglia,
sopra un picciol ronzin torna in gran fretta
ai padiglioni ove Leon l’aspetta.

83
     Gittò Leone al cavallier le braccia
due volte e piú fraternamente al collo;
e poi, trattogli l’elmo da la faccia,
di qua e di lá con grande amor baciollo.
— Vo’ (disse) che di me sempre tu faccia
come ti par; che mai trovar satollo
non mi potrai, che me e lo stato mio
spender tu possa ad ogni tuo disio.