Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/81

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canto trentesimoquinto 75


68
     Il re african, ch’era con gran famiglia
sopra le mura alla giostra vicino,
del cortese atto assai si maraviglia,
ch’usato ha la donzella a Serpentino.
— Di ragion può pigliarlo, e non lo piglia, —
diceva, udendo il popul saracino.
Serpentin giunge, e come ella commanda,
un miglior da sua parte al re domanda.

69
     Grandonio di Volterna furibondo,
il piú superbo cavallier di Spagna,
pregando fece sí, che fu il secondo,
et uscí con minaccie alla campagna.
— Tua cortesia nulla ti vaglia al mondo;
che, quando da me vinto tu rimagna,
al mio signor menar preso ti voglio:
ma qui morrai, s’io posso, come soglio. —

70
     La donna disse lui: — Tua villania
non vo’ che men cortese far mi possa,
ch’io non ti dica che tu torni pria
che sul duro terren ti doglian l’ossa.
Ritorna, e di’ al tuo re da parte mia,
che per simile a te non mi son mossa;
ma per trovar guerrier che ’l pregio vaglia,
son qui venuta a domandar battaglia. —

71
     Il mordace parlare, acre et acerbo,
gran fuoco al cor del Saracino attizza;
sí che senza poter replicar verbo,
volta il destrier con colera e con stizza.
Volta la donna, e contra quel superbo
la lancia d’oro e Rabicano drizza.
Come l’asta fatal lo scudo tocca,
coi piedi al cielo il Saracin trabocca.