Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/146

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140 canto


32
     E giunto poi di qua dal giogo, in parte
onde il pian si discuopre e la marina,
Astolfo elegge la piú nobil parte
del campo, e la meglio atta a disciplina;
e qua e lá per ordine la parte
a piè d’un colle, ove nel pian confina.
Quivi la lascia, e su la cima ascende
in vista d’uom ch’a gran pensieri intende.

33
     Poi che, inchinando le ginocchia, fece
al santo suo maestro orazïone,
sicuro che sia udita la sua prece,
copia di sassi a far cader si pone.
Oh quanto a chi ben crede in Cristo, lece!
I sassi, fuor di natural ragione
crescendo, si vedean venire in giuso,
e formar ventre e gambe e collo e muso:

34
     e con chiari anitrir giú per quei calli
venian saltando, e giunti poi nel piano
scuotean le groppe, e fatti eran cavalli,
chi baio e chi leardo e chi rovano.
La turba ch’aspettando ne le valli
stava alla posta, lor dava di mano:
sí che in poche ore fur tutti montati;
che con sella e con freno erano nati.

35
     Ottantamila cento e dua in un giorno
fe’, di pedoni, Astolfo cavallieri.
Con questi tutta scórse Africa intorno,
facendo prede, incendi e prigionieri.
Posto Agramante avea fin al ritorno
il re di Fersa e ’l re degli Algazeri,
col re Branzardo a guardia del paese:
e questi si fêr contra al duca inglese;