Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/419

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nota 413

Saran dunque da lasciare, circa la questione dei due tipi, cosí i comodi «quasi», come le restrizioni suggerite da un concetto un po’ troppo rigido della «consuetudo scribendi» dell’Ariosto.

Per il testo siamo dunque tranquilli. Ma se poi volessimo sapere il perché di questo disgraziato accidente, siamo costretti a sterili ipotesi.

L’Ermini (pp. xx-xxiii) ci fabbrica su un certo suo romanzetto di «copie clandestine»... fatte a Ferrara, da maestro Rosso, sotto il naso dell’Autore; tuttavia nel tempo stesso si sente riluttante ad accusare maestro Rosso, degno di molto rispetto, con questa «probabile congettura». Non è lecito parlare di contraffazioni, se non a chi ignori o dimentichi che cosí il Tipo 1° come il Tipo 2° hanno entrambi i segni sicuri della mano dell’Ariosto, salvo che il primo rappresenta una redazione superata, l’altro la definitiva. Il Salza rifiutando con ragione quest’ipotesi, a sua volta ne presenta un’altra che parimente non possiamo accettare. Egli scrive: «Per qualche incidente fortuito, la composizione di quelle otto pagine fu guasta prima che la tiratura fosse compiuta; e si dovette rifarla per terminar di tirare le altre copie occorrenti: di conseguenza la nuova composizione tipografica (nessi, abbreviazioni, punteggiatura) riuscì in parte diversa, e l’Autore ne approfittò per introdurre altre correzioni nelle 78 ottave contenute nelle pagine rifatte» (Studi cit., p. 232). In un primo tempo l’Ariosto avrebbe consegnato in stamperia il Furioso con quel tal brano di Tipo 1°, da lui approvato col rimanente e come il rimanente: qui sta l’errore, perché questo brano, a tacere di altre varianti, è in dissidio colla «consuetudo corrigendi» che s’osserva nelle stanze che precedono e in quelle che seguono per tutto il poema. Come mai l’Ariosto che aveva corretto tutto, sia pure con quella relativa uniformitá che sappiamo, se ne va a scordare entro due canti per una lunga serie d’ottave, ed è necessario un incidente di stamperia per avvertirlo?

La sola congettura che mi pare risolva in modo soddisfacente le apparenti contraddizioni è questa. Sappiamo che l’Ariosto lavorò sopra esemplari di B ad allestire l’ultima edizione. Ora, ritengo probabile che per sua distrazione (era distrattissimo) alcune pagine di B con correzioni provvisorie siano da lui state inserte entro la copia definitiva data in stamperia. Furon tirati i primi canti, persino in qualche copia su pergamena (ci rimane h), né piú fu possibile rimediare; poi, e non si saprá mai né il quando