Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/432

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426 nota

per es. veron di m (Tipo 2°) è condiviso da e f g h (Tipo 1°); Teme ecc. di l (Tipo 2°) si legge anche in b d e f g (Tipo 1°).

Data questa condizione di cose, fu necessario valutare queste varianti ad una ad una. E venne a risultare che due esemplari, salvo una lezione (XII 85, 8), sono in tutto uguali; e lá dove si può fare un giudizio quasi sicuro, sempre si vede ch’essi ci conservano le lezioni definitive. Sono questi i ed l, entrambi di Tipo 2°. Possiamo dunque concludere, che fra le copie da noi raffrontate del Furioso esse tengono il primo posto. Senza entrare in altri particolari ormai superflui, aggiungeremo in fine che sono uguali, a prescindere dal mezzo foglio rifatto, h (Tipo 1°) ed m (Tipo 2°).

Non conosco due esemplari del Furioso che siano identici: e non parlo degli errori di stampa e delle varietá tipografiche! Ci troviamo innanzi ad uno dei casi piú strani che siano offerti dalla tradizione tipografica. La tiratura era vigilata foglio per foglio. Se l’Autore non poté presenziare al lavoro dei primi canti — sí che accadde quello che noi sappiamo — in seguito è probabile che visitasse frequentemente (si può immaginare con che piacere per l’ospite!) la stamperia di maestro Francesco Rosso. E pertanto, sia per attenzione sua o del maestro, certe mende derivate da semplice distrazione di compositore — la copia data in stamperia era un esemplare di B fitto di ritocchi e cassature — venivano corrette; ed egli, l’incontentabile, poteva ancora fare accogliere qualche ultimo suo pentimento. Ma nulla fu sacrificato: né quel tal mezzo foglio guasto da tante lezioni cattive, né alcun altro, comunque fossero gli errori. Tra i fogli tirati l’Ariosto scelse i migliori a formar qualche esemplare che meglio rispondesse alle sue ultime intenzioni: i ed l sono, a nostro giudizio, quelli che vincono tutti gli altri per la bontá del testo.