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Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/126

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canto quarto. 97

E vedendola vera, abbi speranza
Che non avrà il demonio in noi possanza. —

80 Astolfo, presa la parola, disse:
— Questo ogni buon cristian dê tener certo.
Non scese in terra Dio, nè con noi visse,
Nè in vita e in morte ha tanto mal sofferto,
Perchè il nimico suo di poi venisse
A riportar di sua fatica il merto.
Quel che sì ricco prezzo costò a lui,
Non lascerà sì facilmente altrui.

81 Non manchi in noi contrizïone e fede;
E di pregar con purità di mente;
Chè Dio non può mancarci di mercede:
Egli lo disse, e il dir suo mai non mente.
Scritto ha nel suo Evangelio: — Chi in me crede,
Uccide nel mio nome ogni serpente,
Il venen bee senza che mal gli faccia,
Sana gl’infermi e li demonî scaccia. —

82 E dice altrove: — Quando con perfetta
Fede ad un monte a comandar tu vada:
— Di qui ti leva, e dentro il mar ti getta; —
Che ’l monte piglierà nel mar la strada. —
Ma perchè fede quasi morta è detta,
Quella che sta senza fare opre a bada,
Procacciamo con buon’opre, che sia
Più grata a Dio la tua fede e la mia.

83 Proviam di trarre alla vera credenza
Quest’altri che son qui presi con nui;
Di che già fatto ho qualche esperïenza,
Ma poco un parer mio può contra dui.
Forse saremo a mutar lor sentenza
Meglio insieme tu ed io, ch’io sol non fui;
E se possiam questi al demonio tôrre,
Non ha qua dentro poi dove si porre.

84 E Dio, tutti vedendone fedeli
Pregar la sua clemenza che n’ajute,
Dal fonte di pietà scender dai cieli
Farà qua dentro un fiume di salute. —
Così dicean; poi salmi, inni e vangeli,
Orazïon che a mente avean tenute,
Incominciâro i cavalier devoti,
E a porre in opra i prieghi e i pianti e i voti.


ariosto.Op. min. — 1. 9