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100 i cinque canti.


95 Questi mandava il greco Costantino,
E per suo capitano un suo fratello;
Sì come quel ch’a Carlo di Pipino
Portava iniqua invidia ed odio fello,
Per esser fatto imperador latino,
Ed usurpargli il coronato augello.
Ben di lor mossa e di lor porse in via
Avuto Carlo avea più d’una spia:

96 Ma, com’ho detto, Gano con diversi
Mezzi gli avea cacciato e fisso in mente,
Che si metteva insieme per doversi
Mandar verso Ellesponto quella gente,
E tragittarsi in Asia contra i Persi,
Ch’avean presa Bitinia nuovamente;
E ch’era a petizion fatta ed instanza
Del greco imperador la ragunanza.

97 Nè ch’ella fosse alli suoi danni volta
Prima sentì, ch’era in Boemia entrata;
Sì che ben si pentì più d’una volta,
Che la sua più del terzo era scemata.
Già credendo aver vinto, quindi tolta
N’avea una parte ed al nipote data.
Ma quel ch’oggi dir vuolsi, è qui finito:
Chi più ne brama, a udir domani invito.