Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/147

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118 i cinque canti.

Chè di don Buoso nacque, ma bastardo
(Però avea il nome del vecchio da Fratta);
Il secondo Fiamingo, il cui stendardo
Seguía una schiera in sue contrade fatta:
Restâr questi duo soli alle difese,
Fuggendo gli altri, del gentil marchese.

81 Gherardo col caval d’Olivier venne,
E si volea accostar perchè montassi;
Ed Anselmo, menando una bipenne,
Gli andava innanzi e disgombrava i passi:
Quando Gordamo alzò la spada, e fênne
Con un gran colpo i lor disegni cassi;
Chè dalla fronte agli occhi a quello Anselmo
Divise il capo, e non gli valse l’elmo.

82 Tutto ad un tempo, o con poco intervallo,
Colla spada a due man menò Baraffa,
Venuto quivi con Gordamo, ed hallo
Accompagnato il dì sempre alla staffa;
E le gambe troncò dietro al cavallo
Dell’altro sì, che parve una giraffa,1
Ch’alto dinanzi e basso a dietro resta.
Sopra Gherardo ognun picchia e tempesta;

83 E tante gli ne dàn che l’hanno morto
Prima ch’ajutar possa il suo parente.
Dolse a Olivier vedergli far quel torto,
Ma vendicar non lo potea altrimente;
Perchè, da terra a gran pena risorto,
Avea da contrastar con trippa gente:
Pur, quanto lungo il braccio era e la spada,
Dovunque andasse si facea far strada.

84 E se non fosser stati sì lontani
Da lui suoi cavalieri in fuga vôlti,
Che fuggían come il cervo innanzi a’ cani,
O la pernice agli sparvieri sciolti;
Tra lor per forza di piedi e di mani
Saría tornato e gli avría ancor rivôlti:
Ma che speme può aver per ohe contenda,
Chè forza è ch’egli muoja o che s’arrenda?

85 Ecco Gordamo, senz’alcun rispetto


  1. La giraffa è quadrupede dell’interno dell’Africa, di straordinaria altezza, ed ha le gambe anteriori assai più lunghe delle posteriori. — (Molini.)