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140 stanze.

Cacci li Saracini, ai quai Lucera
Ad abitar co’ liti lor1 dat’era.

72 Per vendicar poi tanti e sì gran falli,
Priva il pastor Manfredi, e fa che viene
Carlo di Francia, e la corona dàlli
Di quanto alla Sicilia s’appartiene.
Poi d’uomini, di navi e di cavalli
Tu vedi i mari e le contrade piene;
Vedi la pugna, e i Gibellini vedi
Rotti e dispersi, e preso il re Manfredi.

73 Là Guelfi ripigliar vedi il domino,
Che a Monte Aperto avean prima perduto.
Vien di Corrado il figlio Corradino,
Là dove è vinto dal consiglio astuto
Del vecchio Alardo,2 e ’l campo gibellino
E l’aleman ch’era con lui venuto;
E resta il giovinetto a Tagliacozzo
Prigion di Carlo, e poi col capo mozzo.

74 Si vede altrove che Bologna ha guerra
Col Vinizian, che usurpa3 i mari e i porti:
Si vede altrove che d’intorno serra
I Forlivesi, e fa lor mille torti;
E che quel popol salta dalla terra,
Ed otto mila Bolognesi ha morti:
Altrove par che quel medesmo uccida
Ottocento guerrier, ch’un Guido guida.

75 Ancora rompe al Vinizian la fronte,
Che ’l campo intorno gli è venuto a porre:
Si vede altrove che Luchin Visconte
Cacciato ha da Milan quel dalla Torre;
E di Lucca e Fiorenza il piano e ’l monte
Con ferro e fôco e con rapina scorre:
Altrove par ch’abbia Perugia fatto
Spianar le mura intorno al Folignatto.

76 Pier d’Aragona, intanto, ha i legni sciolti,


  1. Cioè colle terre da essi ancora possedute in Sicilia.
  2. Reminecenza dantesca (Inf., XXVIII.): «Ove senz’arme vinse il vecchio Alardo;» come nel sesto della st. 70 avea mostrato di ricordarsi l’altro verso: «Che fece l’Arbia colorata in rosso.»
  3. Così l’edizione del Pitteri, ch’è pur fatta in Venezia nel 1783. Fu certo una prudente correzione, non sappiamo da chi fatta nè quando, la seguita dal Molini: «che prende.»