Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/342

Da Wikisource.

madrigali. 313

Madrigale X.


     Occhi, non vi accorgete,
Quando mirate fiso
Quel sì soave ed angelico viso,
Che come cera al fôco,
5Ovver qual neve ai raggi del sol sête?
In acqua diverrete,1
Se non cangiate il loco
Di mirar quell’altiera e vaga fronte:
Chè quelle luci belle, al sole uguali,
10Pôn tanto in voi, che vi faranno un fonte.
Escon sempre da loro or fôco, or strali.
Fuggite tanti mali:
Se non, vi veggio alfin venir nïente,
E me cieco restarne eternamente.


Madrigale XI.2


     Madonna, qual certezza
Aver si può maggior del mio gran fôco,
Che veder consumarmi a poco a poco?
     Aimè! non conoscete
5Che per mirarvi fiso,
Da me son col pensier tanto diviso,
Che trasformar mi sento in quel che siete?
     Lasso! non v’accorgete
Che poscia ch’io fui preso al vostro laccio,
10Arrosso, impallidisco, ardo ed agghiaccio?
     Dunque, se ciò vedete,
Madonna, qual certezza
Aver si può maggior del mio gran fôco,
Che veder consumarmi a poco a poco?


  1. Vi convertirete, o vi risolverete in acqua. Le Giunte Veronesi produssero un esempio consimile, dove però l’azione non dipende dagli occhi, ma dalla persona.
  2. Questo Madrigale fu dato per la prima volta in luce dal Molini, traendolo da un manoscritto della Libreria Magliabechiana.
ariosto.Op. min. — 1. 27