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canto secondo. 45

Nè il carro in che Medea fuggì Creonte.

74 Di questo fe tra sè lungo discorso,
Nè mai seppe pigliare util consiglio.
Ad un suo vecchio al fin ebbe ricorso,
Che amava Otton come signore e figlio.
Costui s’immaginò tosto il soccorso
Di trar l’afflitta donna di periglio,
E le propose per segreti calli
Salva ridurla alla città dei Galli.

75 Stato era cacciator tutta sua vita,
Ma molto più quand’eran gli anni in fiore;
Ed avea per quei monti ogni via trita,
Di qua errando e di là, dentro e di fuore.
Pur che non fosse nel partir sentita,
La condurrebbe salva al suo signore:
Solo si teme che la prima mossa
Occulta a Penticon esser non possa;

76 Che, non che un dì, ma poche ore interpone
Che non sia seco, e va sempre messaggio.1
Mentre va d’una in altra opinïone
Come abbia a provveder il vecchio saggio,
Vede che lei salvare, e con ragione
Otton può vendicar di tanto oltraggio,
Portar facendo al folle amante pena
Di quel desir che a tanto obbrobrio il mena.

77 Esorta lei ch’anco duo dì costante
Stia, fin che di là torni ove andar vuole;
E, come saggia, in tanto al sciocco amante
Prometta largamente e dia parole.
Fatto il pensier, si parte in uno istante
Per una via che in uso esser non suole,
Con lunghi avvolgimenti, ma assai destra
Quanto creder si può d’una via alpestra.

78 Tosto arrivò dove occupava il monte
La gente del figliuol del re Pipino,
E dimandò voler parlar col Conte;
Ma la guardia il condusse a Baldovino,
Che del campo tenea la prima fronte.
Costui d’Orlando frate era uterino:

  1. Altri editori prescelsero. «V’ha.» A noi piace d’intendere come: Messaggi vanno; cioè sempre innanzi e indietro.