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atto quarto. — sc. ii, iii. 181

S’io non sapessi ben, non avrei animo
Così gagliardamente di affermartelo.


SCENA III.

CRITONE, CRISOBOLO, VOLPINO.


Critone.(Per tutto son dei ladri; ma più copia
N’è qui ch’in altro luogo. Ove esser debbono
Securi i cittadin, se nelle proprie
Case rubati son? Ma ecco Crisobolo.)
Ci duol del caso: usa e vâlti dell’opera
Nostra dove ti par.
Crisobolo.                                 Io vi ringrazio.
Ben m’incresce a quest’ora darvi incomodo:
Un’altra volta tocchi, a benefizio
Vostro, a voi incomodarmi.
Critone.                                              Non accadono
Tai parole con noi.
Crisobolo.                           Vorrei, piacendovi,
Che voi veniste meco, e testimonii
Voi mi foste qua dentro, ove ho notizia
Che troverò la roba mia.
Critone.                                          Verremovi,
E volentier.
Volpino.                    Non più parole; entriamoci.
Crisobolo.Entriamoci.
Volpino.                    Voi altri ritiratevi
Qui lungo il muro, e i lumi si nascondano;
E lasciate picchiar a me. Come aprono,
Entrate tutti. Io non mi voglio muovere
Di su la porta, acciò mentre cercando la
Cassa voi andassi in un lato, egli mettere
Da un altro fuor la facesse, e nasconderla
In altra parte.
Crisobolo.                         Or su, picchia, e governaci
Come ti par che sia meglio a proposito.




ariosto.Op. min. — 2. 16