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202 la cassaria.

Crisobolo.                                             Erofilo,
Se fosse ver, cercheresti di vivere
Meglio. Va pur, ch’io mel terrò in memoria;
E quando tu penserai che scordatomi
L’abbia, ricorderòttelo.
Erofilo.                                          Perdonami,
Padre, ch’un’altra volta più avvertenzia
Avrò di non darti cagion legittima
Di dolere.
Crisobolo.                   Eh! non mi voler, Erofilo,
Con parole donar quel che ti studii
Levar con fatti. Non avrei sì facile-
mente possuto credere, che d’ottimo
Fanciullo che con tanta diligenzia
Io t’ho allevato, or in adolescenzia,
Or che dovría con gli anni il senno crescere,
Mi riuscissi un de’ più tristi gioveni
E dissoluti che sia in tutto Sibari;
E quando io mi credea che dovessi essere
Baston per sustentar la mia decrepita
Età, mi sei fatto baston per battere
E romper tutto d’osso in osso, e mettermi
E cacciarmi sotterra innanzi il termine.
Erofilo.O padre!
Crisobolo.                 Con le ciance tu mi nomini
Padre, ma poi con gli effetti in contrario
Mi ti dimostri nimico.
Erofilo.                                     Perdonami,
Padre.
Crisobolo.            Se non che pur non voglio offendere
Qui l’onor di tua madre, io diría, Erofilo,
Che non mi fossi figliuol. Non veggo opere
In te, o costumi, che mi rassomiglino
Molto; e molto più caro avrei vedermiti
Simil nelle virtù, che nella effigie.
Erofilo.Padre, l’etade e la poca avvertenzia
M’ha fatto teco in questo errore incorrere.
Crisobolo.Non credi tu che anche io sia stato giovene?
Io, dell’etade tua, quasi continua-
mente veduto ero allato a tuo avolo,
E con molta fatica e con più industria
Lo ajutava amplïar il patrimonio