Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/258

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248 i suppositi.

Dulippo.                                      È impossibile
Che tu nol truovi. Io t’ho poi da far ridere.
Erostrato.Di che?
Dulippo.               D’un parlamento che con l’emolo
Nostro ebbi pur testè.
Erostrato.                                    Perchè non dirmelo
Ora?
Dulippo.          Non voglio. Va pure, e sollicita
Quel c’hai da fare, e ritruova Pasifilo.


SCENA III.

DULIPPO.


Questa causa amorosa che si litiga
Fra me e Cleandro, a un giôco mi par simile
Di zara,1 dove alcuno vedi perdere
A posta a posta in più volte un gran numero
Di danari, e dolente al fin dir: — Vadane
Il resto; — e quando aspetti che sia l’ultima
Destruzïone sua, tu ’l vedi vincere
Quel tratto, ed indi un altro; e in modo arridergli
Fortuna, che tre, quattro e cinque, in picciolo
Spazio ne tira, e dal suo lato crescere
Fa il mucchio. Vedi l’altro, che tiratosi
Avea tutti i danari innanzi, ch’erano
In giuoco, cominciare una e dua a perderne,
E quattro e cinque e sette e dieci e dodici;
E scema il monte, e si riduce a i termini
In che vide pur dianzi il suo avversario:
E poi di nuovo si vede risorgere,
E di nuovo cadere; e vanno e vengono
Di qua e di là li guadagni e le perdite,
Tanto che viene un bel punto che accumula
Da un lato il tutto, e lascia l’altro povero.
Quante fïate che sia la vittoria
Mia m’ho creduto! quante ancora in ultima
Disperazion mi son trovato, ch’essere
Superïor m’ho veduto il mio emulo!
Così or di sopra or di sotto gettandomi


  1. Nelle stampe del Giolito e del Bortoli, per tipografico errore: Tara.