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268 | i suppositi. |
Figliuol per mastro, per guida, per sozio,
Lo avrà venduto o assassinato, o fattone
Alcun contratto, alcun governo pessimo!
Non sol le veste e i libri avrà usurpatone,
E li danari e ciò che pel suo vivere
Avea il meschin portato di Sicilia;
Ma il nome ancora, per poter le lettere
Di cambio, e con li mercatanti il credito
D’essermi figlio usare a benefizio
Suo. Ah infelice, ah misero Filogono!
Ah sfortunato vecchio! Non è giudice,
Capitan, podestade o commissario
In questa terra, a ch’io possa ricorrere?
Ferrarese.Ci abbiamo podestà, ci abbiamo i judici;
E sopra tutti un principe justissimo.
Voi non avete da temer, Filogono,
Che vi si manchi di ragione, avendola.
Filogono.Per vostra fè, venite, andiamo al principe,
Al podestade o sia a qual altro judice;
Chè la maggior barería vô che intendino,
E lo più abbominevol maleficio
Che potesse uom pensar, non che commettere.
Lizio.Padron, a chi vuol litigar bisognano
Quattro cose: ragion, prima, bonissima;
E poi chi ben la sappia dire; e terzio,
Chi la faccia; e favor poi.
Filogono. Di quest’ultima
Parte non odo che le leggi facciano
Menzione alcuna. Che cosa è? chiariscilo.
Lizio.Aver amici potenti, ch’al giudice
Raccomandin la causa tua: chè, vincere
Dovendo, brevemente la espedischino;
E se tu hai torto, che la differischino
E giorni e mesi, e tanto in lungo menino,
Che stanco al fin di spese, affanni e strazii,1
Brami accordarsi teco il tuo avversario.
Ferrarese.Di questa parte quantunque, Filogono,
Non s’usi in questa terra, pur avendone
Voi bisogno, ho speranza di fornirvene.
Io vi farò parlare a un valentissimo
- ↑ Ed. Giol.: stracii.