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340 la lena.

Noto. Padron, guardate che con lacrime
E dolor vostro non facciate ridere
Questi di corte, che tuttavía tengono
Aperti gli occhi a tai casi, per correre
A domandar le multe in dono al principe.
Venticinque fiorini è meglio spendere
Senza guerra, d’accordo, che in pericolo
Porvi di cinquecento o mille perderne.
Ilario.Meglio è ch’io stesso parli con Pacifico,
E vegga un poco il suo pensier.
Corbolo.                                                       Non, diavolo!
Non andate, chè, tratto dalla collera,
Non trascorresse a dirvi alcuna ingiuria
Da dovervene poi sempre rincrescere.
Lasciate pur ir me, che spero volgerlo
In due parole, e farlo cheto ed umile.
E fia più vostro onor, se qui condurvelo
Potrò.
Ilario.          Va dunque.
Corbolo.                            Aspettatemi qui.
Ilario.                                                       Odimi
Fagli profferte, ma non ti risolvere
In quantitade alcuna; che ’l conchiudere
Del pregio, voglio che stia a me. Promettigli
Generalmente: tu m’intendi.
Corbolo.                                               Intendovi:
Tuttavía non guardate di più spendere
Un pajo o due di fiorini.
Ilario.                                        A me lasciane
Cura, che in questo son di te più pratico.


SCENA IV.

ILARIO.


Penso che sarà cosa salutifera
Che prima ch’io mi abbocchi con Pacifico,
Ritrovi Fazio. Io voglio pure intendere
Da lui, se dee patir che costor faccino
A mio figliuolo in casa sua violenzia;
Ed anco sarà buono a por concordia
Tra noi, ch’io so che molto è suo Pacifico.