Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/354

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344 la lena.

Potiamo prima che segua altro scandolo:
Fatel, se mai da voi spero aver grazia.
Fazio.Non posso, nè possendo mai vô, Ilario,
Patir, che dopo tanti beneficii
C’ha ricevuti ed era per ricevere
Da me questa gaglioffa, così m’abbia
Tradito. Son disposto vendicarmene.
Ilario.S’ella v’ha fatto ingiuria, vendicatevi;
Non vi prego per lei: ma sol che Flavio
Mio non lasciate offender da Pacifico
In casa vostra.
Fazio.                           D’un fanciul volubile
Ha fatto elezïon, che potrebb’essere
Suo figliuolo, e sperar non ne può merito,
Se non che se ne vanti e le dia infamia.
Ilario.Non credéa mio figliuolo già d’offendervi;
Chè, se creduto egli avesse esser pratica
Vostra costei, so che v’avría grandissimo
Rispetto avuto, come ha riverenzia.
Fazio.Questa è la causa che m’era da quindici
Giorni in qua ritornata sì salvatica!
Ilario.Rispondetemi un poco senza collera.


SCENA X.

MENGHINO, PACIFICO, LENA e detti.


Menghino.Io l’ho veduto, non varrà nasconderlo.
Ilario.Ah che noi siam troppo tardati! gridano
Là in casa vostra. Deh, Fazio, ajutatemi.
Menghino.Lo voglio ire a trovare, e fargli intendere
Le belle opere vostre.
Pacifico.                                     Menghino, odimi.
Menghino.Pur troppo ho udito e veduto!
Pacifico.                                                    Non essere...
Fazio.Che cosa è questa?
Pacifico.                                 Tu cagion d’accendere
Tanto fuoco.
Menghino.                       Vô dirlo, sebben perdere
Nè dovessi la testa.
Fazio.                                 Deh, fermatevi:
Stiamo un poco a udir qui di che contendono.