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Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/370

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360 il negromante.

Ti sarò in ogni parte fedelissimo.
Fazio.Or odi. Nella casa qui di Massimo
Un costumato e gentil giovane abita,
Nomato Cintio, il qual da questo Massimo
È stato tolto per figliuol, con animo
(Perchè non ha alcun altro ed è ricchissimo)
Di lasciarlo suo erede. Or questo giovane
Gli ha quella riverenzia ed osservanzia
Che immaginar ti dêi che convenevole
Sia a persona che aspetti d’aver simile
Ereditade; quando nè per vincolo
Di sangue è indotto a fargli, nè per obbligo,
Nè per altro rispetto che per libera
Voluntà propria, sì gran beneficio.
Essendoci vicino questo giovine,
Come io ti dico, e talvolta venendoli
Veduta la fanciulla, che Lavinia
Si chiama, all’uscio, alle finestre, accesesi
Oltra modo di lei.
Lippo.                                Fatta debb’essere
Bella, per quanto di lei far giudicio
Si potéa da fanciulla.
Fazio.                                   Ha assai buon’aria.
Odi pur. Cintio cominciò a principio,
Con preghi e con profferte di pecunia,
A tentarla: ella sempre con modestia
Gli rispondeva, o gli facéa rispondere,
Che sua altrimente non era per essere
Che legittima moglie, e con licenzia
Mia; chè m’ha in gran rispetto, nè mi nomina
Se non per padre. Questo avrebbe il giovine
Fatto, senza guardare all’osservanzia
Che debbo al vecchio ed al pericol d’essere
Cacciátone di casa. Se accordatomi
Foss’io con lui, sarebbe il matrimonio
Seguito; ma vedend’io che poco utile
M’era dargli Lavinia, succedendone
Di Massimo l’offesa e la disgrazia,
Producéa in lungo la cosa, chè al giovane
Non voléa dar repulsa nè promettere
Liberamente. Durò questa pratica
Forse quattro anni. All’ultimo, vedendolo